lunedì 1 agosto 2022

IL GRATTACIELO DELLA MORTE

(The Dark Tower, 1987) 

Regia Freddie Francis, Ken Wiederhorn 

Cast Jenny Agutter, Michael Moriarty, Kevin McCarthy 

Parla di “palazzone catalano posseduto da spettro birichino che insidia la bella architetta” 

Quali altri motivi si potrebbero avere per vedere un film dove la gente muore a causa di una forza invisibile, che. tradotto in cinema trashese significa “attori che fingono di lottare con l’aria”? Personalmente l’unico motivo che ci ho trovato è la splendida Jenny Agutter che ricordiamo come sexy infermiera in An American Werewolf in London e scosciata comprimaria in “La Fuga di Logan”, qui trasferita a Barcellona, in un moderno palazzone di acciaio e vetro dove, al 29mo piano un lavavetri comincia a dibattersi davanti alla sua finestra per poi successivamente gettarsi nel vuoto schiacciando oltretutto un ignaro passante. Ma questo è solo la prima delle strane morti all’interno del grattacielo, il successivo accade nell’ascensore anche se si inquadra solo il sangue sul muro e non si capisce cosa cacchio sta succedendo. Il terzo è un poliziotto che, sceso dall’ascensore inizia a sparare su tutti e in particolare sulla bella architetta Carolyn Page (Jenny Agutter) che si salva per miracolo. 

Poi arriva il solito poliziotto scazzato che preferirebbe essere in vacanza (Michael Moriarty) e incredibilmente si scopre avere poteri extrasensoriali con cui, in combutta con un ridicolo esperto del paranormale (Theodore Bikel) che parla con i muri, oltre ad un ancora più ridicolo sensitivo (Kevin McCarthy), cercano di contrastare uno spettro omicida nascosto nel palazzo. Alla fine saranno cazzi dell’architetta, rea di aver ucciso il marito e averlo cementato in un pilone, durante la costruzione del palazzo. Ad un certo punto infatti i muri si sgretolano ed esce un assurdo zombi con mascherone di gomma ad afferrare la donna e trascinarla nel pilone, in un tripudio di lampadine che esplodono, porte che saltano e muri che si sfondano. 

L’ambientazione è incomprensibile perché sappiamo che è girato a Barcellona per via dei ringraziamenti nella didascalia finale, ma la città appare irriconoscibile per quello che viene mostrata. Nei titoli leggiamo che dietro alla macchina da presa c’è un sedicente Ken Barnett, il quale altri non è che il mitico Freddie Francis, regista e direttore della fotografia (vincitore di ben due Oscar) cresciuto nella fucina della Hammer Films, qui in coppia con Ken Wiederhorn, regista di cult come Shock Waves (L’occhio nel triangolo) e Il ritorno dei Morti Viventi 2. Un’accoppiata incredibile che, sulla carta, avrebbe potuto far sperare in un capolavoro, ma l’insipienza della trama, la grottesca fattura degli effetti speciali e la storia stupidina, hanno trasformato in un film ridicolo e noioso. Ci resta come premio di consolazione, la Agutter che, nel suo completo in rosso e l’intensità del suo sguardo, riescono a farci digerire questo triste boccone amaro. 

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