mercoledì 20 ottobre 2021

L'INVINCIBILE BATMAN

 (Yilmayan Seytan, 1973) 

Regia Yilmaz Atadeniz 

Cast Mine Mutlu, Kunt Tulgar, Erol Tas 

Genere: Azione, Thriller, Fantascienza 

Parla di “Poliziotto menaschiaffi indossa passamontagna e mascherina e diventa supereroe contro criminali e robottoni in cartapesta” 

Sembra incredibile a dirsi ma, nonostante la fama strameritata del cinema turco anni settanta, ovvero plagiare supereroi senza pagare mai uno straccio di diritto d’autore, in questo specifico caso l’unico plagio attribuibile a quest’opera diretta da Yilmaz Atadeniz è colpa dei distributori italiani, rei di averlo titolato come il celebre supereroe di Gotham City (in realtà il titolo italiano alternativo era "L'invincibile Bedman ovvero uomo-letto), che in questo frangente, non c’entra una beata fava. Il supereroe di questa ennesima trashata turca è, difatti, Testa di Bronzo, ovvero un poliziotto piuttosto manesco a cui il capo dona una specie di passamontagna pieno di lustrini dorati e un foulard rosso. Grazie a questo potentissimo escamotage, il nostro eroe riesce a correre, saltare addosso ai cattivi e menarli di brutto. 

Al centro della storia c’è il solito avveniristico esperimento bellico che dovrebbe telecomandare a distanza gli areoplani.Vediamo infatti il test eseguito attraverso improbabili filmati recuperati dal regista attraverso vecchi film di guerra. Non a caso gli aerei inquadrati sono Fokker della prima Guerra Mondiale. Tuttavia l’invenzione ingolosisce un certo Dottor Diabolicus interpretato dal macellaio turco sottocasa dotato di due assurdi baffoni alla Fu Manchu e immense sopracciglia attaccate con lo scotch. Siccome non c’è fine al peggio, lo scopo di Diabolicus è quello di comandare a distanza un delirante robottone ricavato da scatole di cartone pressato e dipinto d’argento che si muove come una foca imbizzarrita. A rincarare la dose del trash c’è pure il comprimario del protagonista, che nel doppiaggio italiano si chiama Malridotto, un assurdo vecchietto che fa battute terrificanti cercando di imitare Groucho Marx ma vestendosi come uno Sherlock Holmes in debito di kebab. 

A rincarare il deliro la colonna sonora passa improvvisamente dalla musica classica al rock psichedelico arrivando a plagiare persino “Oye como Va” di Santana. Durante tutto il film il protagonista Kunt Tulgar corre a destra e a sinistra menando schiaffazzi come se non ci fosse un domani, passando improvvisamente da una stanza chiusa ad uno spazio aperto grazie ad un montaggio che non conosce confini anche se, a onor del vero, risulta la cosa migliore del film e contribuisce a non far addormentare lo spettatore. Il finale raggiunge livelli estatici di demenzialità inquadrando Tulgar che passeggia allegramente sorreggendo Malridotto a testa in giù, una fotografia abbastanza evidente del disturbo mentale di chi realizzava le sceneggiature di questi piccoli capolavori di delirio supremo. 

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