martedì 19 maggio 2020

IL CACCIATORE DI UOMINI

(El Canibal, 1980)

Regia: Jess Franco

Cast: Ursula Buchfellner, Al Cliver, Antonio Mayans

Genere: Horror, Cannibal, Avventura, Erotico

Parla di: “Attricetta rapita nella foresta deve affrontare una mostruosa divinità cannibale con gli occhi a forma di vagina”

L’ epopea “Cannibal” è contrassegnata da una serie di titoli forti come Cannibal Holocaust, Cannibal Ferox o Mangiati Vivi, tutti e tre prodotti italianissimi che dettano gli stilemi del genere e la sua marcata matrice tricolore. Tra tanti difetti e pregi che il genere ha assunto nella prima metà degli anni ottanta, il principale era quello di essere un purissimo Made in Italy laddove i tentativi di imitazione estera non hanno mai dato risultati all’altezza dei capolavori sopracitati, anzi a dirla tutta ci sono casi di pellicole imbarazzanti come il titolo in questione, dove l’imbarazzo aumenta quando si legge la firma del regista, un Jess Franco ridotto ai minimi termini da bisogni alimentari al quale il produttore Julián Esteban Gómez avrà sicuramente detto “Ascolta Jess, voglio un film sui cannibali come fanno in Italia, mettici dentro un po' di gnocca, qualche scena di eviscerazione e immergi tutto nella vegetazione del parco dietro casa!” – Detto fatto, il buon Franco confeziona alla meno peggio un polpettone avventuroso dove un gruppo di malviventi rapisce un’attricetta biondina e stupidina (“Gli uomini non li giudico…li amo!”- la sentiamo dire a inizio film durante un’intervista sul ciglio della strada) per chiedere come riscatto la sciocchezza di 6 milioni di dollari. 

I rapitori hanno però la pessima idea di nascondere la donna all’interno di una grotta nel mezzo di una foresta tropicale dove gli indigeni, che il regista recluta prelevandoli da etnie diverse (un po' di neri, qualche messicano e un paio di arabi) offrono giovinette in sacrificio ad una divinità cannibale, trattasi di un gigantesco nero dalle spalle adunche e due occhioni posticci che nei dettagli in primo piano ricordano vagamente due vagine arrossate. A salvare la rapita interviene l’eroico veterano Al Cliver che si rotola sulla spiaggia travolto dai proiettili e ne esce miracolosamente illeso, salta sull’elicottero in volo e per tendere una trappola ai rapitori si finge morto facendo saltare per aria il veicolo (geniale, vero?). Frattanto la ragazza fugge nella foresta ma viene catturata dagli indigeni e riempita di schifezze sul corpo da giovani festanti tutte nude a cui il regista non lesina vertiginosi primi piani delle parti intime. Franco monta i minacciosi assalti del mostro con esplosivi sonori di ansimi e grugniti, zoomate offuscate che riproducono lo sguardo del cacciatore e dettagli anatomici in primo piano del ridicolo trucco applicato rozzamente sulla faccia del povero nero. 

Lo splatter è relegato ad un'unica inquadratura dove una mano strizza e strappa viscere nel dettaglio, inquadratura che viene ripetuta ad ogni eccidio in compagnia del simpatico dettaglio dei denti del mostro che masticano e salivano sangue. Per il resto si notano incongruenze assurde, dialoghi inconcludenti (“Gli hanno staccato la testa!” – dice uno, peccato che il cadavere di cui si parla non era stato decapitato, vabbè…) e momenti di lotta che fanno sembrare l’esperimento “Empire” di Andy Warhol un frenetico action movie. Unica consolazione di questo disastro in pellicola sono le grazie della teutonica protagonista Ursula Buchfellner, il cui fisico perfetto e così generosamente proposto, se non altro, non ci fa rimpiangere completamente i 90 minuti di vita appena gettati nella selva tropicale.

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