Regia: John Waters
Cast: Mink Stole, Jean Hill, Edith Massey
Genere: Commedia, Grottesco, Demenziale
Parla di: “Aristocratica fuggitiva con obesa governante al seguito giungono in cittadina dove vivono solo relitti umani”
Desperate Living è il primo film di John Waters ad essere doppiato e distribuito sul territorio italiano, questo anche grazie all’apporto della scrittrice Lidia Ravera che ne curò personalmente i dialoghi e il doppiaggio, apporto di cui probabilmente l’intellettuale torinese ebbe a pentirsene amaramente, viste le vicissitudini a cui il film andò incontro grazie alla nostra sempre lungimirante censura. Di certo il bel paese non era ancora pronto per le opere dell’irriverente regista di Baltimora e, da parte sua, non è che Nuovo Punk Story (titolo italiano quanto mai opportunista vista la concomitante ascesa del movimento punk all’epoca) sia un filmetto per educande. Nulla a che vedere con Pink Flamingos, in termini di cattivo gusto, vista anche l’assenza di Divine, personaggio clou di Waters in quel periodo impegnato in lunghe ed estenuanti tourneè teatrali, ma nonostante ciò, il maestro del bad taste statunitense picchia giù duro anche questa volta.
Sin dalle prime inquadrature vediamo una delle sue attrici cardine Mink Stole interpretare una schizofrenica signora perbene che urla all’attentato quando dei ragazzini gli fracassano la finestra con un pallone, trova i due figli nudi in camera e grida allo scandalo (e in effetti la scena oggi sarebbe stata censurata ovunque) e alla fine litiga con il marito fracassandogli una bottiglia in testa mentre la pachidermica governante Grizelda (Jean Hill) lo soffoca con il suo enorme culone. Terrorizzate da un possibile arresto, le due fuggono in auto ma vengono fermate da un poliziotto pervertito che veste con giarrettiere fucsia e chiede loro, in cambio di un lasciapassare, le loro mutandine (o mutandone giganti trattandosi di Grizelda). Le due donne, a questo punto, non hanno altro luogo dove andare se non Mortville, baraccopoli di disperati governata da un’allucinante Regina Carlotta (Edith Massey) e il suo stuolo di teddy boys vestiti con completini in pelle modello omosex. La ributtante monarca impartisce editti assurdi tipo camminare all’indietro con i vestiti rivoltati, fa uccidere il boyfriend spazzino della figlia acquisita (che peraltro è quasi più vecchia di lei e indossa un candido abitino da sposa e boccoli degni di Shirley Temple) e si trastulla con i suoi sgherri che ballano oscenamente nudi (“Puzzi tremendamente di cazzo!”).
Le due donne vengono ospitate da due lesbiche pazze Mole (Susan Lowe) e Maffy (Liz Renay) in cambio di un biglietto della lotteria. Quando Mole andrà a riscuotere la vincita avvererà finalmente il suo sogno e si farà innestare un orrendo cazzo pieno di cicatrici, a Maffy però la sorpresa non è gradita e per compiacerla Mole arriverà a tagliarsi il nuovo pene in diretta. Tra vomito, rutti, scoregge, turpiloqui vari e abominevoli scene saffiche con Grizelda protagonista di un’aberrante cunnilings, si snoda un percorso cinematografico che il buon Waters ha maturato in tutto il decennio dei settanta e che qui raggiunge la sua degna conclusione. A partire dagli anni ottanta, e proprio con la commedia in Odorama Polyester, il cinema del maestro si purgherà dell’estremo visivo raggiungendo una dimensione più accettabile anche se i contenuti irriverenti e oltraggiosi, oltre ad un sonoro pugno in faccia alla borghesia americana perbenista e puritana, saranno sempre nelle corde del cineasta americano.