martedì 18 settembre 2012

DORIANA GREY

(Die Marquise Von Sade, 1976)
Regia Jesus Franco
Cast Lina Romay, Monica Swinn, Raymond Hardy

Ci sono artisti che disegnano sempre la stessa bottiglia, ci sono cantanti che suonano sempre la stessa canzone (tipo un certo signor Gigi D'Alessio) e ci sono registi che girano sempre lo stesso film o quanto meno utilizzano per ogni film lo stesso tema narrativo. Jesus Franco, arcinoto regista spagnolo dotato di una impressionante prolificità registica, ha sempre avuto a cuore il tema della vampira sexy che succhia la linfa vitale delle sue vittime, sia donne che uomini, attraverso il sesso orale. Una sorta di porno o sexy horror che ha permesso al regista di girare uno dei suoi capolavori "Vampiros lesbos " e le sue derivazioni (tipo Les avaleuses considerato quasi una specie di remake) tra le quali questo "Doriana Gray" rappresenta una variante in cui si mescola anche il tema del doppio ispirata al celebre romanzo di Oscar Wilde.
L'interprete come in Avaleuses (che uscì in Italia col titolo di Female Vampire o giù di lì) è la splendida e cupa Lina Romay che Franco assunse a sostituta della splendida quanto sfortunata Soledad Miranda morta 6 anni prima e interprete di "Vampiros". Diciamo che, a parte un certo estetismo forzato, il regista iberico non ci propina nulla di nuovo se non primi piani vertiginosi della vagina della Romay in preda a un delirio sadomasochistico masturbatorio rigirandosi in calzamaglia nel letto di una stanza d'ospedale mentre una specie di sorella gemella passa il suo tempo in vestaglietta rinchiusa in una sontuosa villa a succhiare vagine e liquido vitale dalle sue vittime procurategli dal compiacente servo Zyros (Raymond Hardy). Il tutto raccontato in prima persona a una giornalista compiacente dalla stessa Doriana.La trama in breve vede questo dualismo tra sorelle siamesi di cui una è pazza, l'altra è una vampira e già queste poche righe bastano a farci capire il delirio di tutto il film, alquanto pretestuoso perchè dopotutto è un porno e la sua funzione è quella di far vedere scene porno. Certo il senso estetico di Franco è indubbiamente affascinante anche se i dettagli morbosi delle vagine pelose e martoriate fanno cadere un pò il pathos, di certo i lunghi dialoghi e la staticità dell'insieme  non contribuiscono a farne un prodotto fruibile ma nell'insieme lo si può considerare un porno autoriale di un Franco più alimentare che ispirato.

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