Cast Gianrico Tedeschi, Aldo Maccione, Jenny Tamburi
Parla di “come tentare di rifare Frankenstein Jr. con pochi, pochissimi soldi e soprattutto senza neanche un’idea che sia una”
a solita commedia pecoreccia che ha dalla sua, se non altro, un cast decisamente inusuale per il genere. Se a inizio film ci si può infatti stupire che Alvaro Vitali interpreti un prete strabico, rinunciando ai suoi soliti atteggiamenti alla Pierino, proseguendo vediamo Gianrico Tedeschi, attore più quotato in ruoli impegnati e soprattutto a teatro, interpretare il Barone Frankenstein convogliato a nozze con una bella americana, stupidina e inverosimilmente illibata (Jenny Tamburi).
Ma non finisce qui, il cast si arricchisce anche di un Ninetto Davoli nella parte del servo gobbo Igor a cui il mostro toglierà la gobba a suon di manate. In un ruolo minore poi anche Aldo Valletti, indimenticabile protagonista di Salò e le 120 giornate di Sodoma (entrambi quindi provenienti dal cinema di Pier Paolo Pasolini). Troviamo poi Anna Mazzamauro (l’eterna Silvani nei film di Fantozzi) e dulcis in fundo, Aldo Maccione nel ruolo della creatura. Come nel film di Mel Brooks, anche qui Igor pasticcia coi cervelli (mescolandone più di uno insieme), la realizzazione della creatura viene quindi bloccata dall’interruzione di elettricità e si risolve a colpi di palloncini. Il risultato è un mostro dalla faccia bianchiccia, con enormi scarponi neri e una fronte decisamente alta. Ma la peculiarità che risalta più di ogni altra cosa, è ovviamente la prestazione sessuale del mostro, che nel film di Brooks era una gag riuscita ma qui diventa il leit motiv ossessivo-sessuale di tutta l’operazione.
Le gentil donzelle che finiscono vittime degli appetiti sessuali del mostro, cantano alleluja in segno di estrema beatitudine, questo anche grazie ad un’iniezione di ormoni che l’assistente Alice (Lorenza Guerrieri) propina alla creatura per indurla a sedurre la giovane mogliettina del barone, al fine di togliersela di torno. Tutto si risolve con un trapianto di genitali mostro/barone che porterà entrambi a diventare eunuchi con il dono dell’uncinetto mentre il povero Igor rimarrà l’unico baluardo sessuale del castello. Crispino lascia briglia sciolta al cast dimenticandosi la sceneggiatura (se mai ci fosse tale prezioso reperto), la comicità latita sia per la scarsa qualità delle gag, sia per come vengono realizzate (a tal proposito si veda la penosa scena della colazione dove il mostro sotto la tavola ruba le brioches e spia le sottane). Tedeschi imita Gene Wilder a spron battuta, Davoli sembra sempre non rendersi nemmeno conto di cosa sta facendo e Maccione gigioneggia alla massima potenza. Per fortuna, come sempre, c’è il cast femminile a tirare un po' su il morale.
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