Regia Nathan J. White
Cast Gregory Fortescue, Stevie Lee, Steve Dixon
Parla di “ragazzino incavolato viene assalito da cosa nera e diventa untore di un contagio che scioglie le persone”
Giuro che se non fosse per il tripudio di situazioni weirdo, la sceneggiatura non sense e i dialoghi deliranti, sarei quasi tentato di gridare al capolavoro! L’unica prova registica di Nathan J. White (e si capisce il perché…) ha il coraggio di affrontare una trama originalissima, assurda, qualcosa che mai nessuno aveva osato e mai oserà sulla Terra. La storia parte dapprima con il protagonista, un ragazzino di nome Jack (Gregory Fortescue) che è un po’ il paria del villaggio. Guarda fuori dalle finestre dove si tiene la festa del paese, finchè una ragazzina (che lo perseguiterà per tutto il film) lo avvisa di non entrare perché potrebbe rimanerci secco.
Il ragazzo è, difatti, accusato di aver dato fuoco alla casa dei genitori provocandone la morte (anche se lui non ricorda nulla) e siccome è anche un po’ idiota entra nella sala e, come volevasi dimostrare, si prende un sacco di mazzate. Tornato a casa per alcolizzarsi con il Jack Daniels, il giovane viene improvvisamente assalito da una strana creatura pelosa e nerissima (Cosacosacosa????) che lo ferisce al petto prima di disintegrarsi sotto la pioggia. A questo punto Jack diventa una specie di untore per un insolito contagio che non attacca le persone ma bensì le pareti, gli oggetti, gli alberi (ma non il terreno e le strade). Chi viene a contatto con questa contaminazione rimane appiccicato all’oggetto e si squaglia lentamente in una nube di fumo. Il primo a farne le spese è un vecchio reduce a cui viene amputato il braccio, segue una giovinetta che viene violentata dal suo ragazzo e dalla disperazione si attacca ad un albero infetto facendo sciogliere anche lo stupratore dentro di sé. Da qui in poi è un delirio in cui gli abitanti del villaggio iniziano a testare pareti e oggetti dapprima con i pulcini e poi con i gatti, questi ultimi diventano talmente importanti da scatenare una faida tra quelli che si sono riuniti nel bar e quelli chiusi nella chiesa cittadina, una faida al grido di “O gatti o morte”! Gradualmente i villici iniziano a bardarsi con sacchi di spazzatura, bottiglie di plastica, cellophane e coperte bucate, diventando una sorta di barbarica orda armata di asce e forconi.
Il povero Jack intanto scopre che sono stati i suoi vicini a ordinare la morte dei genitori e scatena la sua vendetta dando vita ad un massacro cittadino finchè, dopo aver sciolto un neonato in chiesa, non rivelerà la sua natura di paziente zero e verrà inseguito da tutto il villaggio morendo mussolinianamente a testa in giù. Se siete riusciti a raggiungere la fine di questa lettura senza impazzire, dovete ancora testare il film stesso, che tra l’altro non è fatto neanche male, dotato com’è di una certa cattiveria gratuita che non risparmia animali e bambini (demenziale la festa al pub in cui si lanciano gattini sulle pareti per farli sciogliere). Realizzato nel 1988, da noi uscì in VHS nel 1992 ma dalla fotografia e dall’uso dei colori e delle ombre, il film sembra quasi girato negli anni settanta.
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