giovedì 31 maggio 2012

THE KILLER SHREWS

(1959)



The killer Shrews...ovvero i Toporagni assassini. La Sci-Fi americana ci aveva abituato ad ogni tipo di creatura mostruosa ma mai nessuna così demenziale come i protagonisti di  questo film. Praticamente i toporagni altro non sono che un gruppo di cani mascherati con lunghe strisce di pelo, una coda posticcia e una serie di lunghe zanne posizionate in bocca. Veramente incredibile e..naturalmente imperdibile questo piccolo capolavoro di demenza fantascientifica ambientata su un isola pressochè deserta dove sbarca  il capitano Thorne Sherman (James Best) e il suo fedele mozzo (che sarà la prima vittima dei topi mutanti), qui trovano ad accoglierli un team di scienziati capitanati dal Dr. Radford Baines (Gordon McLendon) e il loro servo messicano Mario (Alfredo DeSoto)  che verrà morso dai mostri e ci lascerà le penne a causa della saliva tossica dei topastri. Gli umani, barricati in casa, passeranno una nottataccia tra fulmini, mura rosicchiate ed mostri dappertutto.
Ma sopratutto, visto che il proibizionismo in America era già finito da un pezzo, passeranno la nottata a bere e fumare! Demenziale anche la rocambolesca fuga dei sopravvissuti che raggiungeranno la nave di salvataggio proteggendosi con enormi fusti di metallo rovesciati e legati tra loro. Se esiste un prototipo di Zmovie questi è proprio The Killer Shrews anche se è comunque ammirevole lo sforzo prodotto dal regista Ray Kellogg  per far sembrare questa ridicola  pagliacciata un film del terrore!

martedì 29 maggio 2012

ROBOT MONSTER

(1953)
Nell'immaginario collettivo della sci-fi d'annata, pochi film hanno saputo trasformarsi in un'icona fondamentale del genere, tra questi un piccolo, bruttissimo e scalcagnato prodotto di serie ultra zeta che nel 1953 uscì con l'inquietante nome di Robot-Monster. Costata pressapoco 12.000 dollari, questa pellicola di appena 66 minuti ha lasciato, nei decenni successivi, un'impronta di assoluto rilievo  fra gli estimatori, proprio in virtù dell'estrema povertà dei suoi mezzi ma sopratutto per l'arditezza con cui veniva rappresentato il mostro vero e proprio, o meglio il Ro-Man, sorta di mostro composto dal costume di un gorilla con in testa il casco da palombaro. Nella sua pochezza quest'immagine tanto ridicola è diventata il simbolo di quella fantascienza  proveniente dalla letteratura pulp e dai fumetti fantasy tanto in voga all'epoca. Non è un caso infatti che i titoli di testa e di coda siano composti da un collage di riviste, libri e fumetti divorati dai teen-agers americani del dopoguerra.
Certo nel film diretto da Phil Tucker (che tentò il suicidio dopo il fiasco al botteghino di questa sua opera) il delirio e la ridicolaggine sono ad ogni angolo, a partire dal picnic tra le rocce di una tranquilla famiglia americana che si trasforma in un incubo quando dal cielo piove una specie di meteora accompagnata da scariche elettriche, dinosauri che si azzannano fra di loro (il solito coccodrillino truccato da dimetrodonte che morde il varano). Da lì in poi entra in scena il Ro-Man (sotto la pelliccia George Barrows) che deve distruggere l'ultima famiglia superstite all'invasione (che si vede solo attraverso panoramiche di città bombardate). Tra macchine che fanno le bolle di sapone, antenne che emanano scariche elettriche ed un primo, rozzo, prototipo di schermo ultrapiatto, il mostro strangolerà la loro bambina, ucciderà lo sposo della figlia del patriarca (l'ultimo scienziato sopravvissuto) e cercherà di violentarla (????) prima di essere fermato. In realtà, alla fine si rivelerà essere tutto un incubo del ragazzino e questo, a parer mio, da un senso a tutta la vicenda, altrimenti contrassegnata dal puro delirio fantascientifico.
Certo le ambientazioni sono quello che sono (la famiglia sopravvissuta la vediamo all'interno di un cantiere edile che simula la città distrutta) gli effetti sono più che altro psicotronici e gli attori recitano in maniera superficiale, ma non si può negare a Robot Monster un fascino evocativo prorompente, proprio per la sua diversità rispetto ai prodotti dell'epoca e per l'estremo grottesco (dettato più che altro dalla carenza di mezzi) di un mostro alieno che non ha eguali nella storia.  

giovedì 24 maggio 2012

THE BEAST OF YUCCA FLATS

(1961)


Se, come me, siete cultori del brutto cinematografico alla sua ennesima potenza, non dovete assolutamente perdervi questa rara perla ad opera di Coleman Francis, il quale, più che regista, ha lavorato come attore o comparsa per autori del calibro di Ray Dennis Steckler o Russ Meyer, tanto per chiarire subito il background da quale proviene il nostro. Intendiamoci, qua siamo lontani anni luce anche da prodotti come Motor Psycho  o Beyond the Valley of the Dolls, persino Plan 9 from Outer Space vi apparirà come un capolavoro di rara bravura filmica al suo confronto. Non a caso, infatti, la star principale  è quel Tor Johnson lottatore di successo che ha intrapreso in quegli anni una disastrosa carriera recitativa proprio grazie a Edward D. Wood Jr., carriera fortunatamente conclusasi grazie all'obbrobrio di cui stiamo parlando. Il film (???) inizia con una tizia che esce dalla doccia con indosso le scarpette ( e già qui dovremmo aver capito che qualcosa non va), si asciuga con calma tanto per far vedere un pò di cosce al pubblico pagante, dopodichè viene subito afferrata al collo e strozzata da due manone. L'assassino la sdraia sul letto (così si vede qualcosa in più sotto le vesti, per il pubblico più esigente), lei nonostante sia morta, muove ancora un poco le dita e tutto finisce lì. Attenzione! perchè questa scena non c'entra assolutamente nulla col resto del film! Infatti si ricomincia dai titoli di testa dove, dietro alle scritte si vedono scene di un aereo che atterra. Il regista, addirittura, tenta un abbozzo di spy story con Johnson in veste di scienziato russo, tale Joseph Javorsky che tiene nella valigetta delle preziosissime foto della luna. Il tutto mentre la voce fuori campo dello stesso regista ci fa due palle così con frasi tipo " Joseph Javorsky, noto scienziato, una vita dedicata al bene dell'umanità!" e così via mentre due cattivissime spie del Kgb lo attaccano sparando con pistole palesemente finte. I personaggi cadono due ore dopo che qualcuno gli ha sparato in pose talmente grottesche da risultare quasi scioccanti! Dopo uno degli inseguimenti automobilistici più lenti della storia del cinema (ma si inseguono o vanno in gita?), lo scienziato finisce nel deserto di Yucca Flats dove si fanno gli esperimenti nucleari, casualmente proprio mentre stanno per gettare una bomba H di prova, così, perchè in America a quei tempi si buttavano le bombe nucleari a due passi da casa tua, senza preavviso e sopratutto senza manco l'ombra di una cinta di sicurezza.
Comunque il nostro Javorsky (Noto scienziato, una vita dedicata ecc.. ecc..) diventa una specie di mostro dal viso sfregiato mentre il narratore fuori campo insiste nel propinarci pistolotti sul progresso e la schiavitù che esso comporta alla popolazione umana.
Iniziano le vacanze (per fortuna c'è il narratore che ci tiene aggiornati) e una coppietta in panne viene assalita dal mostro, al quale le radiazioni danno probabilmente il potere di strozzare le donne con una leggera pressione delle mani sul collo, successivamente la bestia si porta dietro il corpo della ragazza e inizia a baciarsela avidamente mentre si rifugia in una grotta. Finalmente entrano in scena Joe (Larry Aten) e Jim (Bing Stafford) due sbirri dediti alla sicurezza sulla strada sette giorni alla settimana (sempre il solito narratore che ci segue passo passo nella visione altrimenti non capiamo). I due si arrampicano sui baratri del deserto più rigoglioso che ci sia dato di vedere (Ah! Questi americani!) , ritrovano la ragazza che all'inizio respira ancora, ma quando la riportano a valle è ovviamente morta!Intanto un'altra felice famigliola giunge sulla strada, si ferma ad un distributore di benzina dove i due figlioli scoprono che anche i maiali bevono gazzosa e i coyote si tengono al guinzaglio.
Mentre ripartono, la ruota dell'auto si fora e mentre il maritino Hank (Douglas Mellor) cerca di ripararla, i due ragazzini se la svignano. Esortato dalla moglie Hank va a cercarli e finisce nella zona di Yucca Flats delimitata da un filo di ferro manco spinato ed un cartello che lo informa che potrebbero anche infilargli un missile su per il culo da un momento all'altro ma lui fa finta di nulla e prosegue la sua ricerca dei discoli. Frattanto Joe che è un provetto paracadutista (il solito narratore che parla!!!) sale su un aereo con il motto "prima spara poi fai le domande" ma siccome fare domande dall'alto di un aereo è difficile, il buon joe inizia a sparare addosso ad Hank e nonostante la buona mira e l'assenza di riparo, non riesce a farlo fuori. Allora si getta col paracadute, perchè? Per raggiungere Jim a valle, ovvio!
A questo punto i ragazzini si sono persi, il mostro li assale ma Jim, Joe, Hank e alcuni provvidi vicini sparano addosso alla creatura e la fanno fuori. Nonostante questo The Beast continua a rigirarsi per un bel pezzo dopo che tutti se ne sono andati. Gli si avvicina un grazioso leprotto,  Tor Johnson cerca di afferrarlo e finalmente muore. Come si evince dalla storia narrata, siamo di fronte ad un classico la cui bruttezza rasenta il sublime, Tor Johnson è un ciccione lentissimo e goffo e le sue urla sembrano quelle di uno scimpanzè in procinto di eiaculare, per il resto si vedono solo persone che corrono di qua e di là e la fastidiosissima voce narrante che non si astiene un secondo dal farci prediche che manco la Domenica in chiesa...


martedì 22 maggio 2012

EEGAH!

(1962)
Regia Arch Hall Sr.
Cast: Arch Hall Jr., Marilyn Manning, Richard Kiel



 "I giganti sono esistiti, lo dice la Bibbia"

Nonostante il titolo richiami onomatopeicamente un verso disgustoso che lascerebbe preannunciare la scarsa qualità del film,"Eegah!" ha una storia decisamente interessante e molte curiosità per stuzzicare ogni weirdolover che si rispetti. Accompagnati da una chitarrina blues vagamente minacciosa, i titoli di testa ci accolgono con strane faccie mummificate che scopriremo essere i parenti morti del cavernicolo protagonista del film, chiamato appunto "Eegah". Interpretato da un vero gigante come l'attore Richard Kiel (per chi non lo sapesse era "Jaws" il cattivone di "007 Moonraker operazione spazio") l'uomo preistorico, sopravvissuto nei millenni si presenta di notte davanti a Roxy, figlia di un noto scrittore di romanzi d'avventura, con una faccia da hippy strafatto, una clava e un capretto belante in mano.
Neanche a dirlo, scocca subito la scintilla ma la ragazza ovviamente fugge e altrettanto ovviamente, quando torna a casa da papino, non viene creduta. Non le crede neanche il fidanzato Tom dall'improbabile bananone biondo, che compone canzoncine stile Elvis intitolate a tutte le donne del mondo tranne a lei. Giunti nel deserto delle Shadow Mountain, Roxy, papà e Tom trovano un'impronta gigante, al che il daddy noleggia un elicottero e va a cercare la creatura scomparendo misteriosamente. Dopo un siparietto musicarello in piscina, Tom e Roxy prendono su una scassatissima Dune Buggy e si lanciano su una spiaggia deserta che, guarda caso, confina con le montagne (evidente pretesto per mostrarci un pò di acrobazie sulla sabbia e aumentare il minutaggio del film). Dopo un'altra canzoncina del nostro Tom che stavolta finge di suonare una chitarra in playback, il cavernicolo rapisce Roxy, la porta nella sua caverna dove tiene segregato anche il padre e, dopo essersi fatto fare la barba, tenta di violentarla. Questo non prima di averla presentata ai parenti mummie, averle fatto bere acqua solforosa e averla costretta ad addentare un gigantesco osso spolpato.

Nonostante ciò, quando finalmente riescono a fuggire dal gigantesco bestione, lei prova pure pietà! Ah! Ma il preistorico non si da per vinto, scende giù dai monti e irrompe a un concerto in piscina (indovinate chi suonava?) per rapire Roxy finendo però ucciso dalla polizia. Finale commovente con citazione biblica della Genesi per questa produzione di Nicholas Merriweather, pseudonimo dell'attore Arch Hall Sr.  (che interpreta il padre di Roxy), il quale, dopo il successo del teen drama "The Choppers" è riuscito a racimolare 15.000 dollari per mettere in piedi questo teen-horror-musicarello nato esclusivamente per lanciare il figlio  Arch "wild guitar" Hall Jr., un patetico emulo di Elvis che ritroveremo in numerosi z-movie. Tra recitazioni cagnesche, montaggi da urlo e dialoghi tra il religioso e il patetico, "Eegah" è un classico drive-in movie senza grosse pretese, che nella sua povertà riprende alquanto bizzarramente il tema della bella e la bestia e riesce a intrattenere dignitosamente, anche per merito delle notevoli grazie dell' esordiente Marilyn Manning che nonostante mostri più del dovuto sullo schermo, non riuscirà mai a sfondare nel mondo della celluloide.

giovedì 17 maggio 2012

ATTACK OF THE GIANT LEECHES

(1959)
Regia: Bernard L. Kowalski
Prodotto da Roger Corman, questo assurdo film di Bernard L. Kowalski (regista di numerosi telefilm degli anni '60 e di un incredibile horror sui serpenti intitolato SSSSSSS) ci propone uno dei mostri più ridicoli di sempre, la sanguisuga gigante, frutto di mutazioni atomiche, che infesta i paludosi acquitrini della Louisiana. Ridicoli perchè si vede sin da subito che le schifose blatte altro non sono che sommozzatori a cui è stata messa una tuta nera con delle ventose, assistiamo quindi, non senza un sorriso, al disperato annaspare di queste creature che , pur prive di arti, riescono a trasportare le loro prede umane in una grotta, pronte ad essere succhiate dei loro liquidi. Il bello è che le vittime muoiono nel finale, in seguito ad un'esplosione che li fa rotolare in acqua e riaffiorare tutte assieme a riva esangui.  Purtroppo, a parte il divertissement di vedere queste goffe creature spuntare fuori dalle ninfee, il film non offre altri spunti di interesse e si trascina inutilmente verso un piatto happy end con i vermoni che galleggiano cadaveri sull'acqua sconfitti dall'ingegno umano (ma quale ingegno poi, minare tutto lo stagno!). Consigliato per una serata solitaria a meditare su quanto l'invenzione della bomba atomica abbia influito sul cinema del dopoguerra, vista anche la moltitudine di pellicole demenziali, come questa, che hanno proliferato nelle sale fino agli anni '70.

martedì 15 maggio 2012

I MISTERI DELLA MAGIA NERA

(Los Misterios de la Magia Negra, 1958)

Regia Miguel M. Delgado
Cast: Nadia Haro Oliva, Carlos Riquelme, Aldo Monti

Che l'exploitation messicana ogni tanto riveli qualche piccola ma gradita sorpresa non è una novità. La produzione di titoli, tra gli anni quaranta e gli anni settanta, è stata così vasta che non è difficile reperire un buon horror come questo "Misterios de la magia negra" diretto dal regista Miguel M. Delgado che, in quasi un secolo di vita, ha diretto la bellezza di 139 film. Un mestierante con tale esperienza sa bene cosa vuole il pubblico ed infatti la pellicola è pregna di quell'atmosfera malsana che solo certo cinema di serie zeta riesce a emanare. Intendiamoci, non siamo di fronte alla solita tavanata fatta alla cazzo di cane, gli attori sono maledettamente efficaci, in particolare la magnetica Nadia Haro Oliva che interpreta la maga Eglé Elohim, artefice di impressionanti spettacoli in stile "Grand guignol" che anticipano di dodici anni "The Wizard of Gore" di Lewis.
Da menzionare inoltre l'ottima fotografia che genera penombre alquanto marcate per quasi tutto il film. Anche le scenografie concorrono a dare la giusta atmosfera che oscilla tra le segrete medioevali ed eleganti teatri ricchi della buona borghesia messicana.A chiudere il cerchio lo sceneggiatore argentino Ulises Petit de Murat sviluppa una storia pressocchè perfetta che cattura l'attenzione senza mai far calare il solito velo di noia che contraddistingue prodotti simili, roba da far invidia agli scribacchini moderni! La magia nera del titolo è quella utilizzata dall'illusionista Eglé Elohim, che realizza spettacoli ipnotici con il suo servo che sembra un clone di Gollum. Una sera il Prof. Elodio Tejeda, studioso di occultismo, assiste al suo spettacolo e nota l'uso di formule magiche legate a un antico stregone italiano condannato al rogo. Dopo un colloquio con la maga, il professore la convince a rivelargli il luogo dove è sepolto lo stregone ma nel contempo la donna scatena un mortale sortilegio nei suoi confronti. Poco conosciuto e inspiegabilmente estraneo alla cultizzazione selvaggi a cui vengono destinati prodotti del genere, Misterios è invece un validissimo esempio di gotico messicano, unica concessione al weirdo è la presenza nel finale dello stregone zombie con un mascherone da lebbroso che ricorda tanto un abbozzo di "elephant man", visione decisamente scult ma per fortuna di breve durata.

giovedì 10 maggio 2012

IL MOSTRO DEL PIANETA PERDUTO

(Day the world ended, 1955)
Regia Roger Corman
Cast: Richard Denning, Lori Nelson, Adele Jergens

...Ovvero il post atomico secondo Roger Corman e quindi in assoluta economia, l'introduzione infatti mostra alcune sequenze di repertorio (tratte probabilmente da filmati della seconda guerra mondiale) accompagnati dalla solita minacciosa voce narrante che snocciola moralistici epiteti sulla fine dell'umanità.
Per il resto tutto si svolge in una piccola vallata delimitata dalle nebbie radioattive dove Jim (Paul Birch) e la figlia Louise (Lori Nelson) hanno costruito quello che dovrebbe sembrare un rifugio antiatomico ma che altri non è che una neanche troppo malcelata villetta su un piano incastrata nella roccia. Qui si rifugiano un gruppo di improbabili sopravvissuti al disastro tra cui una ballerina, un balordo e un vecchio contadino con l'asino. A questi si aggiunge anche il solito belloccio tutto muscoli che dovrebbe fare la parte dell'eroe (Richard Denning) e uno che ha respirato troppa aria radioattiva (Jonathan Haze).
                                                      La teoria interessante che esprime questo film è che la radioattività è una sorta di licantropia che ti fa venire l'istinto di cacciare e cibarsi di carni contaminate, ovvero quello che succede al contaminato che molto presto andrà a unirsi alla schiera di mostri che vivono alidlà della valle, sorta di nuova progenie di un mondo malato. Di queste creature dovremo però aspettare la fine del film prima di vederne le fattezze, ma il buon "weirdo-lover" non rimarrà di certo deluso dal goffo scimmione con la faccia da strega bacheca con tre occhi, un vero e proprio pezzo da 90 nel cinema spazzatura, una delle innumerevoli creature che Corman ci ha regalato nel corso della sua straordinaria carriera. In più il regista ci aggiunge una nota ambigua e alla fine non si arriva realmente a capire chi sia il mostro in questione, la cui fine viene determinata dall'avvento delle pioggie pulite, così come gli elementi radioattivi generano mostri così gli elementi puri rappresentano la morte per essi. Finale molto epico, sceneggiatura magistrale e attori in buona forma determinano un bel filmino sci-fi che diverte e intriga con un'idea mica male.
                                                       Il tutto ovviamente nel sano e divertente segno del weirdo!

martedì 8 maggio 2012

LIBIDO

(Id. 1965)

Nonostante il titolo e le didascalie iniziali facciano pensare all'ennesimo esempio di cinema sexploitation di bassa lega, il film di Ernesto Gastaldi e Vittorio Salerno è un bell'esempio di tardo gotico italiano impreziosito da un cast di tutto rispetto. Ovviamente non mancano riferimenti espliciti all'atto sessuale e qualche immagine un pò osè (considerata l'epoca della pellicola) ma tutto risulta non volgare e perfettamente funzionale alla storia. l'incipit è da manuale baviano, con un primo piano di un giocattolo fanciullesco, un bambino e un grido di donna dall'alto di una scalinata. Cristian, il protagonista, assiste al brutale omicidio di una donna ad opera del padre, maniaco sessuale omicida che successivamente si butterà dalla scogliera. Passano gli anni e il ragazzo, ormai prossimo a compiere l'età giusta per ereditare l'ingente patrimonio del crudele padre, raggiunge la casa di famiglia insieme alla moglie Eileen e Paul, il suo tutor accompagnato dalla consorte Brigitte, una biondona tutta curve ma decisamente stupidina.

Qui, nonostante le cure mediche subite, Cristian comincia via via a ricordare l'esperienza traumatica e inizia ad avere disturbi mentali accompagnati da inquietanti e inequivocabili segnali della presenza paterna. Nonostante la scarsa attività come registi, Gastaldi e Salerno hanno dalla loro un invidiabile curriculum come sceneggiatori al soldo di nomi come Bava, Freda e Polselli. Esperienza questa che si vede sopratutto nell'efficace scrittura del film a cui si aggiunge la bravura di un Giancarlo Giannini in erba ma già convincente nella sua esplorazione psichica del personaggio di Cristian, fragile e aggressivo come una belva in gabbia, inserito suo malgrado in un complotto che avrà esiti spiacevoli mirabilmente esasperati in un finale dai toni cupi che richiama la tragedia shakespeariana e anticipa di qualche anno le atmosfere che hanno reso famoso Dario Argento.
Al suo fianco il bravo Luciano Pigozzi, icona mai riconosciuta del cinema italiano di genere, una intensa Dominique Boschero e la sensuale Mara Maryl che ha contribuito alla scrittura assieme ai due registi. Libido si potrebbe associare perfettamente al cinema di Roger Corman, sia per la sua identità squisitamente commerciale, sia per la carenza di mezzi impiegata, quest'ultima però perfettamente nascosta all'interno di una confezione dignitosa e di richiamo. Del resto con un titolo così non poteva che essere un grande successo e infatto così fu. Costato 26 milioni delle vecchie lire, solo per il mercato americato "Libido" venne venduto a 25.000 dollari, praticamente il doppio e tutto questo per un film girato in appena 18 giorni.

venerdì 4 maggio 2012

IL CERVELLO CHE NON VOLEVA MORIRE

(The Brain that wouldn't die, 1962)
  
Recuperato in America grazie all'irriverente apporto del Mistery Science Theatre 3000, questo piccolo gioiello della science fiction di serie Z avrebbe meritato più attenzione rispetto a quanto ne abbia mai ricevuta. Purtroppo l'abbondanza di scene crude e i voluti ammiccamenti sessuali contenuti nella pellicola erano probabilmente troppo avanti rispetto ai gusti del pubblico e, proprio per questo, il film del duo Joseph Green e Rex Carlton ebbe non pochi problemi di censura. Eppure, nonostante la trama delirante non sono pochi i momenti memorabili, primo fra tutti la sequenza dell'incidente d'auto in cui Jan, la fidanzata del dottor Bill Cortner (Jason Evers), viene decapitata. Un sapiente montaggio di ardite inquadrature da tutti i punti dell'autovettura, alternate a rapide frecciate ai cartelli stradali che portano inesorabilmente alla catastrofe. Un momento di vero cinema che ci introduce degnamente nel delirio puro.
La trama, a grandi linee, vede questo giovane chirurgo che sogna di sperimentare il trapianto di cervello, l'occasione avviene proprio con l'incidente dove (altra sequenza memorabile) vediamo in primo piano la mano di Jan in mezzo alle fiamme e Bill che avvolge la testa nella giacca e fugge verso il suo laboratorio dove lo attende Kurt il suo aiuto medico dal braccio atrofizzato e una mostruosa creatura che viene celata dietro ad una stanza blindata. Qui la testa di Jan viene posata in una baccinella dove una pompetta la irrora costantemente di sangue e...sorpresa! Jan apre gli occhi e, nonostante non abbia polmoni, inizia a parlare con una voce a tratti inquietante ed uno sguardo satanico (Ottima comunque l'interpretazione facciale di Virginia Leith). Mentre Bill va in giro a caccia di spogliarelliste e fotomodelle per recuperare un corpo su cui applicare la testa, Jan inizia a stabilire un rapporto mentale con la creatura fino a controllarla totalmente ed usarla per uccidere Kurt.
Frattanto Bill irretisce una modella sfregiata con la promessa di una plastica facciale, la droga e la porta nello studio dove trova il cadavere di kurt al quale il mostro a staccato un braccio. La testa scatena il freak deforme (dal trucco veramente efficace) contro bill in un epilogo tutto fuoco e fiamme dove l'essere fugge con la ragazza in braccio, bill giace morto e la testa, ghignando gli dice "Ti avevo detto di lasciarmi morire". Orgogliosamente bizzarro e weirdo, The Brain è un film che funziona, nonostante qualche eccesso descrittivo di troppo, proprio per il suo forte impatto visivo, debitore in parte del cinema di HHerschell Gordon Lewis ma a tratti quasi sperimentale, sicuramente avanti anni luce rispetto alle produzioni di quegli anni. Quasi sicuramente la sequenza di Jan in the pan, col sangue nella bacinella a mantenerla in vita ha ispirato il capolavoro di Stuart Gordon  Re-Animator . Da vedere e adorare con rispetto.  

mercoledì 2 maggio 2012

THE HORROR OF PARTY BEACH

(Id. 1964)
 
Lanciato al cinema come il primo Sci Fi Horror a tempo di rock e in contemporanea con una serie di divertenti gimmicks per spaventare gli spettatori (avvertimenti, pericolo di morte e manifesti inquietanti) la creatura di Del Tenney è in realtà puro delirio trash con attori che ridono, voci fuori sincrono, balletti da spiaggia a tempo di surf, scazzottate tra teddy boy e bravi ragazzi, amori al chiaro di luna, molto sangue e tanti dialoghi di terza categoria. Perchè interessarsene allora? Ovviamente per i mostri, le più ridicole creature mai apparse sullo schermo dai tempi di The Killer Shrews. Enormi pesci mutanti con squame di stoffa che penzolano, palle da golf al posto degli occhi ed enormi Hot Dog che escono dalla bocca.  
Probabilmente il realizzatore di cotanto orrore si sarà drogato di brutto prima di progettare questi Sea Zombies! Ma non è tutto, gli attori che indossano i costumi camminano ciondoloni richiamando le movenze dei primati e, ogni tanto, la pellicola viene accellerata dando un senso assolutamente comico a mostri che, nelle intenzioni degli autori, forse avrebbero dovuto far paura. La trama in pratica è questa: su una spiaggia un gruppo di ragazzi balla e fa a botte mentre una barca scarica in mare un bidone di scorie radioattive (non esisteva ancora Greenpeace!). Il bidone disperde il suo contenuto sul fondo del mare dove casualmente uno scheletro umano giace nella melma.
A contatto con le scorie il cadavere si trasforma in una specie di Uomo Pesce assetato di sangue umano, la prima a farne le spese è una ragazzina stupidina che fa la smorfiosa con tutti ma, una volta mollata dal fidanzato si fa un bagno al largo dove viene uccisa dal mostro. Il suo cadavere, portato sul fondo, si trasforma in un altro uomo pesce, stavolta i due attaccano una casa con un gruppo di studentesse in vestaglia. L'arrivo dei mostri è segnalato da uno sgradevole odore di pesce! In breve i due cosi fanno un massacro portandosi via qualche ragazzina da tramutare in zombie di mare e così via fino a che uno scienziato scopre che il sodio distrugge questi mostri una volta per tutte. La grande nostalgia vintage che pervade questo curioso gioiellino di teen surf beach sci fi horror m'impedisce di sconsigliarvelo anche perchè non capita tutti i giorni di vedere ragazze che strillano di terrore davanti a delle salsicce!